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L'Irpef andrà alle Regioni. Allo Stato una nuova Ires

di Eugenio Bruno(sole 24 on line)

Altro che Irap o futuro paniere di tasse e imposte. Come Roberto Calderoli aveva annunciato nel presentare la sua prima "bozza". Per finanziare le funzioni fondamentali che le Regioni si troveranno a gestire con il federalismo fiscale le risorse potrebbero arrivare addirittura dall'Irpef. È l'ipotesi a cui il Governo sta lavorando e che, se messa in pratica, comporterebbe una vera e propria rivoluzione nell'assetto fiscale italiano. Con oltre un terzo del gettito complessivo che dal centro si sposterebbe in periferia.Per ora è solo un'idea. Che il ministro per la Semplificazione, interpellato dal «Sole-24 Ore», non conferma. Limitandosi a ricordare qual è il principio di fondo del nuovo fisco federale: «Avere un'unica tassazione per ogni livello di Governo, Stato compreso, collegata ai servizi. Più una serie di tributi accessori come meccanismo di controllo». Di più l'esponente del Carroccio non dice.Ma forse quell'accenno ai servizi non è casuale. Una volta devolute istruzione e assistenza, oltre alla sanità che già oggi è decentrata, le Regioni si troverebbero a erogare la fetta principale di servizi alla persona. E, dunque, quale migliore fonte di finanziamento dell'imposta sul reddito delle persone fisiche? Una soluzione che potrebbe trovare d'accordo anche i governatori. Specie quelli settentrionali. Nella proposta di legge lombarda, a cui il Pdl ha fatto più volte cenno in campagna elettorale, l'ipotesi era di lasciare sul territorio il 15% dell'imponibile Irpef (oltre all'80% del gettito Iva). E anche ieri, su questo giornale, il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso ha indicato come unica soluzione possibile il mix di Irpef e Iva.C'è poi una ragione prettamente contabile. Con i suoi 153 miliardi di euro di gettito su 417 di entrate erariali complessive nel 2007, l'Irpef si presenta come l'unica voce capace di finanziare i livelli di spesa raggiunti in questi anni dalle Regioni. Si pensi che solo la sanità è arrivata a costare 110 miliardi di euro. Anche se l'obiettivo dichiarato del federalismo fiscale è che, una volta introdotti i costi standard al posto della spesa storica anche le uscite regionali comincino a tendere verso il basso.Decentrare l'Irpef non è un intervento di poco conto. Ribaltando il punto di vista e guardando l'intera vicenda dalla parte dello Stato, resterebbe da fare fronte a una diminuzione di gettito di tutto rispetto. Non tanto per provvedere alla spesa corrente (che dovrebbe a rigore di logica ridursi), quanto per gli strumenti con cui intervenire sullo stock di debito pubblico accumulato e da riportare sotto il 100% entro il 2011.Nella risistemazione ipotizzata, all'erario resterebbe l'Ires, sebbene calibrata come imposta sulle attività economiche e in grado di assorbire l'Irap. Oltre all'Iva che non può essere toccata senza incorrere nella "tagliola" dell'Ue. Iva che, in una prima fase, potrebbe tornare in gioco anche come aliquota-cuscinetto per le Regioni, per compensare compensare gli attuali squilibri reddituali Nord-Sud. A completare il nuovo assetto ci sarebbe la tassa unica sui servizi immobiliari, per i Comuni, e l'accorpamento del prelievo sulle auto, per le Province. Ma per questi ultimi enti serve un passaggio intermedio: l'individuazione delle funzioni fondamentali da finanziare con il tributo unico. La sede naturale è il Codice delle autonomie, altro collegato alla Finanziaria. Ma Calderoli non si fida e vorrebbe inserire già nella delega sul federalismo l'individuazione delle competenze "base" di Comuni e Province (non delle Città metropolitane che resterebbero nel Codice). Con una carta di riserva: dinanzi all'opposizione degli enti locali, la scelta delle funzioni finirebbe in un provvedimento ad hoc da approvare entro l'anno.

TABELLA / Chi guadagna e chi no con la bozza del Ddl
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2008/08/irpef-regioni-stato-ires.shtml?uuid=74f7bd78-7022-11dd-a1e6-015d01033f80&DocRulesView=Libero#

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