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Un giorno senza immigrati


Cosa succederebbe se tutti i lavoratori stranieri da un giorno all'altro decidessero di incrociare le braccia?
L'istat afferma che nel 2008 gli stranieri residenti sono 3.5milioni con un incidenza del 5.8% sulla popolazione totale.La ricchezza prodotta in termini di Pil raggiunge ormai l'8% .Il sistema pensionistico ancora regge grazie anche ai contributi versati da queste persone.
Le badanti dei nostri nonni e genitori sono per lo più stranieri.
Le imprese costituite da immigrati sono in continuo aumento e oltre la metà dei dipendenti stranieri (il 51.5 per cento) è occupata in una micro-impresa, e la quasi totalità di essi (l'82 per cento) lavora in un'impresa con meno di 50 addetti. In altre parole l'artigianato italiano fiore all'occhiello del made in Italy è prodotto da stranieri.
Ovviamente questi dati rappresentano solo il lavoro regolare.Le campagne del sud vede migliaia di lavoratori stranieri spesso sfruttati mentre al nord bisogna attendere qualche morto dalle impalcature per renderci conto di come sempre più muratori sono stranieri.

La volontà degli ultimi tempi di mostrare lo straniero come il caprio espiatorio di un'economia che non va o della sicurezza che non c'è cerca soltanto di allontanare la questione della rappresentanza.

Ma alla luce di questi dati cosa succederebbe se gli stranieri sparissero dall' ITALIA?

In america i messicani hanno costituito nel 2006 il "Day Without Immigrants", una manifestazione nazionale alla quale parteciparono milioni di immigranti latino americani chiedendo la legalizzazione. Quel giorno gran parte dell'industria dei servizi statunitensi subì un forte rallentamento, e sebbeno le situazioni estreme descrite dal documentario non si avverarono, la nazione non potè fare a meno di notare le difficoltà che la loro assenza dal lavoro aveva creato nelle scuole, negli ospedali, nei risotoranti, nell'idustria delle costruzioni e negli hotel

Il gruppo su facebook è

Antonio Di Gilio

La rivoluzione sarà donna



Il cambiamento sarà rosa.Sempre più donne entrano in politica e raggiungono i vertici della società.La Clinton negli Usa,la Segolen in Francia,la Merkel in Germania. Solo l'Italia non presenta (non che non ci siano) donne tra le sue fila,salvo ex vallette.
E' di qualche giorno fa la notizia di Shamsia.L'acido le ha deturpato il viso e danneggiato un occhio. Ma non è riuscito a toglierle la voglia di lottare per cambiare un Paese, l'Afghanistan, in cui alle donne non è consentito studiare liberamente. Non è servito a proteggerla nemmeno il burqa che era costretta a indossare, e che gli aggressori le hanno sollevato per buttarle sul volto l'acido.La protagonista di questa storia drammatica ha 17 anni e si chiama Shamsia: è stata aggredita insieme a un'altra decina di sue compagne davanti al liceo di Kandahar, la violenta città del sud dell'Afghanistan da sempre roccaforte dei Taleban. Ma non ha abbassato la testa, Shamsia. Piuttosto ha sfidato i suoi aggressori: «Continuerò ad andare a scuola - ha detto - anche se mi dovessero uccidere». Shamsia e le sue amiche sono state aggredite da alcuni uomini in motocicletta che, dopo essersi avvicinati al gruppo di studentesse con il burqa le hanno afferrate, hanno tolto loro il velo e spruzzato il volto con l'acido. Le ragazze sono ricoverate lontano da casa, nell'ospedale militare di Kabul, i cui medici devono ora decidere se inviare Shamsia in India per cure più adeguate. Dal suo letto, col viso ricoperto da un unguento giallo, Shamsia con voce flebile lancia la sua sfida: «Ai miei nemici - dice - lancio questo messaggio: anche se ci riprovassero altre 100 volte, io continuerò i miei studi. Sto studiando per costruire il mio Paese». L'attacco finora non è stato rivendicato, ma la gente e le autorità sanno che l'atto porta il marchio di fabbrica dell'integralismo islamico. Lo stesso presidente afghano, Hamid Karzai, l'ha attribuito ai «nemici dell'Afghanistan», espressione con cui ci si riferisce ai ribelli Taleban. Quando i fondamentalisti erano al potere in Afghanistan, dal 1996 al 2001, l'istruzione femminile fu messa al bando in nome della più rigida interpretazione dell'Islam. Oggi un loro portavoce, Yusuf Ahmadi, al telefono con l'Afp ha però negato la paternità del gesto: i Taleban, dice, «non commetterebbero mai un'azione così vigliacca contro dei bambini». Il gesto potrebbe essere quindi un'iniziativa spontanea locale. Ma l'aggressione di Kandahar confluisce in una campagna diffusa e capillare dei Taleban contro la scuola, non solo femminile. (da il Messaggero)





L'istruzione delle donne deve diventare il vero cambiamento di questo mondo.La rivoluzione del libro del gentil sesso ci sal




Antonio Di Gilio

L'anarchia?Nel Pd

Il caso Villari è soltanto l'ultima oscenità e macchietta napoletana che si assiste nel Pd.
Ormai da molti mesi assistiamo a correnti varie in completo disaccordo, persone che dicono cazzo gli pare sotto una finta idea del diritto di espressione e ciliegina sulla torta parlamentari votati nelle liste che fanno l'opposto di quello che si decide nelle cabine di regia.
Insomma è l'anarchia. Questo è il segnale che il Pd è tutto tranne che un partito.Non c'è accordo praticamente su nulla e mentre l'Italia assiste alla valanga noi dobbiamo subirci questo isterismo diffuso nel partito(?) che è l'ultimo bastione rimastoci con una declinazione di "sinistra".

Gli italiani e i lavoratori soprattutto stanno vivendo una delle peggiori crisi e invece di mettere all'angolo Berlusconi sui problemi dell'economia e della società,il Pd non ha niente di meglio da fare che mostrare il peggio di se.
Ma questa volta è differente,non c'è più nessuno da incolpare per i propri errori.L'errore è solo uno e si chiama PD e per una volta concordo con il segretario de "La Destra" che al corriere dichiara "a Veltroni resta solo il suicidio".

Antonio Di Gilio

Esperimento su Facebook -Sinistra work in progress

A tutti coloro che intendo costruire una sinistra nuova,alternativa al Pd e in grado di affrontare con uno sguardo diverso dalle ideologie,è stato aperto su Facebook un gruppo dal titolo
Sinistra Italiana...work in progress
http://www.facebook.com/s.php?sid=5c192d85d7cfdbd457256fbd87c7c9fa&refurl=http%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fs.php%3Fsid%3D5c192d85d7cfdbd457256fbd87c7c9fa%26k%3D100000004%26id%3D36440922793%26gr%3D2%26n%3D-1%26o%3D4%26sf%3Dp%26s%3D50&k=100000004&id=36440922793&gr=2&n=-1&o=4&hash=d167c764a503036860931583c00965e2&sf=p&s=60#/group.php?gid=64058115008

Da questo gruppo è possibile partecipare,oltre alle solite discussioni anche alla creazione del simbolo/logo della formazione.Al termine della presentazione sarà possibile all'interno del gruppo metterlo ai voti e il logo vincente sarà presentato alla costituente che dovrebbe tenersi il 13 dicembre.Per tutti gli interessati
http://www.facebook.com/s.php?sid=5c192d85d7cfdbd457256fbd87c7c9fa&refurl=http%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fs.php%3Fsid%3D5c192d85d7cfdbd457256fbd87c7c9fa%26k%3D100000004%26id%3D36440922793%26gr%3D2%26n%3D-1%26o%3D4%26sf%3Dp%26s%3D50&k=100000004&id=36440922793&gr=2&n=-1&o=4&hash=d167c764a503036860931583c00965e2&sf=p&s=60#/event.php?eid=33796862294

Antonio Di Gilio

8101 strade in nome di Peppino Impastato

8101 sono il numero complessivo di comuni presenti in Italia.Dovremmo costruire in ognuno di essi (ovviamente esclusi quelli piccolissimi con quattro strade) comitati promotori affinchè le amministrazioni dedichino una strada alla sua memoria.

Il 9 maggio 1978 moriva lo stesso giorno di Moro anche Peppino,il primo per mano brigatista il secondo per mano della mafia.Al primo hanno dedicato monumenti,strade e scuole,al secondo soltanto l'OBLIO.

Spetta a noi restituirli memoria storica.

Adelfia svegliati!!!!

Cari blogger scusate se per qualcuno sembrerò sacrilego ma la festa di San Trifone è in crisi.L'affluenza di quest'anno è a mia memoria la più bassa in assoluto.Non ci sono dubbi che l'insieme di1)giornata lavorativa2)crisi economica3)sciopero mezzi pubblicihanno influenzato negativamente.Tuttavia sono andato a rivedere vecchie foto della festa del 1992 e non ho parole.Anche quell'anno fu settimanale e la crisi monetaria ci fece uscire dallo SME, eppure la gente era tantissima.Ho una foto scattata in via Carlo Alberto (piuttosto periferica per i tempi) e la strada era letteralmente coperta da persone.Con una certa tranquillità alla luce di quella foto posso parlare di crisi.Nemmeno gli anni 2006-2007 possono essere paragonate a quelle degli anni '80 e '90 (eppure erano di fine settimana).Con questo non voglio accusare alcuna amministrazione (anche se ho potuto constatare che molti baresi non sanno nemmeno l'esistenza di questa festa) in quanto la crisi di una tradizione non è legata a un' amministrazione ma alla collettività.Ne ho discusso con altre persone e anche loro hanno avvertito con dispiacere una festa quanto meno sotto tono.Anche la sera del 10 e ancor peggio dell'11 hanno visto poca gente (considerando gli altri anni)e tranquillamente si passeggiava per le strade,cosa che in passato era possibile soltanto tra gli spintoni.Credo che questa crisi sia un ulteriore avvisaglia dello sfilacciamento sociale di questo paese.La crisi di un sentimento di comunità che anno dopo anno si sta perdendo.Per troppe persone questo paese sta diventando semplicemente il luogo per venire a cenare e a dormire la notte e nulla più.E questo vale per gli adelfiesi di acquisizione che per quelli presenti da generazioni.Le estati della mia infanzia vedevano bambini a giocare fino a notte inoltrata,e le donne anziane fuori alle loro porte di casa a guardare la gente passare e a fare un pò di pettegolezzo (e non parlo di tantissimi anni fa).Adesso se si passa alle 21 lungo i corsi vedi nei migliori dei casi qualche macchina con musica napoletana a tutto volume che scorazza a tutta velocità.Le adelfiadi erano un occasione per stare lontani dai computer e i campi scuola organizzate dalla chiesa attraevano tanti bambini,mentre i partiti vedevano le loro sezioni un punto di ritrovo.Oggi 2008 non mi rimane che constatare questo degrado.Le istituzioni impotenti e incapaci di presentare un'idea di aggregazione(fatte salve le festicciole),la chiesa che si è rintanata a semplice organizzazione burocratica (speriamo nel nuovo giovanissimo parroco)e i partiti che si sono chiusi intorno ai vertici costruendo torri d'avorio.LA GENTE è STATA LASCIATA SOLA .La solitudine produce paura e la paura è il terreno fertile per coloro che seguono le leggi della jungla.Il tutto diventa un cane che si mangia la coda che divora tutto....festa patronale compresa.
Faccio appello alla comunità,SVEGLIATEVI

Antonio Di Gilio

COSSIGA: POLIZIA NON INTERVENGA, ASPETTIAMO VITTIME - PROVOCAZIONE O SENILITA'?

L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga torna a parlare delle manifestazioni studentesche e ribadisce la sua sollecitazione per una dura repressione. Ma Cossiga va oltre: in una lettera aperta al capo della Polizia consiglia di aspettare 'tempi peggiori' di quelli di oggi, in sostanza incidenti gravi che (dopo aver suscitato paura e odio nella gente) giustifichino la repressione verso gli studenti.
E' in questa prospettiva che Cossiga sostiene che ''l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio una donna o un bambino''.
Cossiga si augura che siano solo feriti anche solo in modo grave e riserva il morto alle forze dell'ordine ('in tenuta ordinaria') durante devastazioni di strade e negozi. Tutto questo dovrebbe, nel disegno di Cossiga, permettere di ''intervenire massicciamente e pesantemente'' e ''senza arrestare nessuno''.
Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si augura che possano accadere alla sede dell'arcivecovo di Milano o a qualche sede della CAritas o di Pax Christi. La lettera sta gia' suscitando (o accrescendo) perplessita' in ambito politico e vecchi amici di partito di Cossiga, che non vogliono essere citati, si chiedono se parli solo in astratto o se la strategia suggerita sia stata da lui sperimentata in qualche modo in passato.
Di seguito il testo della lettera aperta di Cossiga al capo della Polizia Antonio Manganelli:
''Caro Capo, per alcune dichiarazioni paradossali e provocatorie da me rese sul come gestire l'ordine pubblico in questa ripresa di massicce manifestazioni e come, spengendo tempestivamente i focarelli, si possa evitare che divampino poi gli incendi, mi sono beccato denunzie da molte persone, sacerdoti, frati e suore comprese, e sembra che me sia in arrivo una da parte di S.Em.za il Card. Tettamanzi, firmata anche dai alcuni suoi fedeli adepti dei Centri Sociali, dei No Global e dei Black Bloc.
Ma osando contro l'osabile, caro Capo, vorrei darLe un consiglio. Gli studenti piu' grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini, hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, hanno reagito con cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. E' stato, mi creda! un grande errore strategico''.
''Io -proseguie Cossiga- ritengo che, data anche la posizione dell'opposizione (non abbiamo piu' il Partito Comunista e il ferreo servizio d'ordine della CGIL), queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravita' e nel consenso dell'opposizione. Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l'occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non e' cosa poi tanto grave, il mio consiglio e' che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio duella de L'Unita', li sorregge.
L'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho gia' detto un vecchio, una donna o un bambino , rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita.
Io aspetterei ancora un po', adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di ''Bella ciao'', devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno.
E il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si e' intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco,di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di ''Hitler! Hitler!''. Questo il mio consiglio. Cordialmente Francesco Cossiga''.

Adelfia paese per vecchi

Il comune di Adelfia ha visto negli ultimi 25 anni un incremento sensibile della sua popolazione.Si è passati dai 10.931 del 1981 ai 17.214 di aprile 2008.


In realtà da un'analisi più attenta si nota come gli aumenti maggiori si sono avuti negli anni '80 (+40%) per poi avere crescite molto basse. Ovviamente il grosso degli aumenti è sicuramente dovuto dall'emigrazione dei cittadini della città di Bari verso i paesi limitrofi.Tuttavia queste analisi si fermano su un carattere puramente quantitativo e non dicono nulla sulla situazione dell'età dei cittadini.


Sul sito http://demo.istat.it/ è possibile conoscere tutta una serie di dati relativi alle popolazioni di tutti i comuni di Italia tra cui età,sesso,stato civile.Questi dati opzionali sono tuttavia verificabili dal 2002 fino al 2007


Ecco i dati del 2002 e del 2007 per fasce di età messi a confronto


Fascia di età 2002 % 2007 % Variazione %
0-17 3432 21.13% 3341 21.57% -1.56%
18-35 4279 26.35% 4113 24.09% -2.26%
36-50 3635 22.38% 4205 24.63% +1.68%
51-65 2618 16.12% 2818 16.50% +0.38%
60-100+ 2271 13.99% 2593 15.20% +1.21%
TOTALE 16236 100% 7070 100% 0 +5,13%


Come è possibile vedere,la situazione è grave. Sicuramente il problema rientra nella più ampia questione strutturale in cui versa l'Italia.Tuttavia Adelfia presenta un'accentuazione del problema.La fascia non prettamente legata alla natalità(18-35) è quella che presenta la varazione maggiormente negativa indice di una forte emigrazione delle forze più fresche del paese.Inoltre in conpenso il paese attrae o vede l'aumento progressivo delle persone appartenenti alla terza età.Inoltre è importante considerare che molti ragazzi seppur mantengono la residenza ad Adelfia in realtà sono per motivi lavorativi fuori il paese( pensate ai tanti ragazzi presenti nell'esercito).


Inoltre se restringiamo ulteriormente le varie fasce di età potrete notare una netta diminuzione della popolazione intorno ai 25 anni e un aumento molto forte intorno i 50 e i 65 anni.


Infine seppur l'aumento complessivo della popolazione è del 5.13% la ponderazione per le varie fasce produce incrementi a due cifre intorno ai 50 anni e decrementi a due cifre intorno ai 25 anni.


IL DATO POLITICO


Sicuramente la politica nazionale regionale e comunale degli ultimi 30 anni hanno tante colpe.Politiche della famiglia e del mezzogiorno inesistenti,inefficaci e miopi da una parte e politiche giovanili sul territorio pellegrine dall'altra stanno provocando nel nostro paese la doppia conseguenza della riduzione della natalità e del "si salvi chi può".


Questa politica porterà alla diretta conseguenza di perserverare su questa linea.Infatti la diminuzione della popolazione giovane e della proporzionale perdita di "peso politico" della stessa,condurrà la politica a puntare sul bacino elettorale più maturo e a produrre ulteriormente l'emoraggia.In altre parole un cane che si morde la cosa.E il fatto che a rappresentare Adelfia come pure l'Italia siano ultra 70enni la dice lunga su questa mia tesi.


Mentre da una parte si incentiva il taxi dell'anziano e bus navetta a evidente uso e consumo delle fasce di età più in là con l'età;dall'altra si aumentano le tariffe delle mense e dei bus delle scuole.Sono anni che non si indicono più olimpiadi estive per bambini,mentre è di gran moda le gite per l'anziano e le università della terza età.Con tutto il rispetto è il momento di cambiare direzione.


Antonio Di Gilio

Rifondazione per la sinistra rompe gli indugi e si dice pronta - è scissione

Con un'intervista a Il Manifesto Migliore annuncia che l'area vendoliana farà una lista unitaria con Sd per le elezioni europee e che si lavorerà ad un nuovo partito. Di fatto l'uscita da Rifondazione. Freddezza dalla maggioranza, soddisfazione del movimento di Fava e della componente del PdCI che fa capo alla Belillo Scissione è una parola che non pronuncia mai, ma le prospettive politiche che richiama non possono che implicarla. Gennaro Migliore, intervistato da Il Manifesto, non ha ambiguità nel dire ciò che deve dire: liste aperte a chi ci sta e opposizione unita, anche col Pd. Ma soprattutto, si procede anche senza avere alle spalle Rifondazione. Dunque la frattura con la maggioranza del partito di Ferrero e Grassi è cosa ufficiale e avrà come banco di prova le elezioni europee, quando la sua area politico-culturale Rifondazione per la sinistra correrà insieme alla Sinistra democratica di Fava. Cade ogni tentennamento, proprio nel momento in cui si fa sempre più chiaro che si andrà a votare con l'attuale sistema elettorale. Scansato il pericolo delle soglia di sbarramento al 5%, dunque, i vendoliani rompono gli indugi e rilanciano il progetto di unità a sinistra che si attivi già con la tornata europea. Primo referente, il movimento di Mussi, ma non c'è chiusura: "Ragioniamo insieme a Verdi e PdCI", suggerisce il coordinatore dell'area ed ex capogruppo del Prc alla Camera, mantenendo aperto, almeno formalmente, anche uno spiraglio di confronto con i suoi compagni interni, perchè "anche la maggioranza di Rifondazione comunista non può più rappresentare la situazione a colpi di falce e martello". Il punto politico, secondo lui, è che "l'idea di una lista unitaria è oggi più forte" poiché è cambiato, per fortuna, il contesto sociale. "A Chianciano - dice- si parlò di un deserto sociale che invece mi sembra piuttosto affollato", oggi diversamente da qualche mese fa, "possiamo spostare a sinistra tutta l'opposizione, compreso il Pd". Per questo la prospettiva di Ferrero e Grassi non ha senso nel nuovo contesto, dove a rendersi necessario è un antagonismo largo a Berlusconi. Anche con la formazione di Veltroni, rispetto a cui "sono sicuro è possibile una convergenza sull'agenda sociale", per arrivare ad "una iniziativa comune fino ad una mobilitazione generale". Dal punto di vista sociale questa anima della sinistra, parallelamente ad una opposizione larga, deve vedere anche uno sbocco formale. Primo step sarà nel 2009. Lista unitaria per Strasburgo, ma non semplice cartello elettorale: "lo schema chiuso e federativo dell'arcobaleno è morto e sepolto", spiega. Il che significa che si procedere verso un nuovo partito della sinistra unita, che però non "può nascere in base alle idee di un gruppo dirigente", ma dovrà vedere "consultazioni di massa", con "migliaia di persone che decidano sul simbolo come sulle regole di convivenza e la carte di intenti". Le parole di pag.6 del quotidiano comunista sono accolte con scetticismo e freddezza a via del Policlinico. Claudio Grassi, responsabile organizzazione del partito, ci spiega perché. "Il congresso ha democraticamente deciso un'altra strada", per cui la prospettiva dei vendoliani "è una proposta alternativa a quella del Prc". Dunque? "Dunque è una ipotesi evidente di scissione", che non può che "colpire negativamente" perché "metterà in difficoltà l'unica forza che esiste a sinistra del Pd, cioè Rifondazione". Era inevitabile, però? "No, mi ha invece stupito perché emerge proprio adesso, quando il governo è in difficoltà e la società è in movimento, come anche il popolo del sindacato e della sinistra". Soddisfatta invece la Sinistra democratica. "Da dopo le elezioni di aprile abbiamo sempre cercato di lavorare ad una forza unitaria della sinistra", ci dice Nuccio Iovene, che spiega anche come essa debba strutturarsi: "una forza radicata nel territorio e ispirata a valori e contenuti che mai come oggi sono attualissimi". Del resto, aggiunge, "mi sembra che ci siano attualmente le condizioni per far nascere un nuovo centrosinistra", perché il movimento della società regala forza "a quanti di noi sono convinti di poter pensare di spostare a sinistra il Pd e l'opposizione". Nel PdCI le parole di Migliore tradotte in fatti potrebbero significare la triplice spaccatura. Oliviero Diliberto e i suoi riunificati nel Prc di Ferrero e Grassi per l'unità dei comunisti, Marco Rizzo pronto a lavorare ad una costituente con gli altri atolli dispersi (Marco Ferrando del Pcl in testa) e, infine, Katia Bellilo disponibile, insieme a Umberto Guidoni, ad una convergenza con l'area di Rifondazione uscente. La morte del partito dei comunisti italiani dunque. Ci spiega Belillo che la prospettiva di partecipare alla lista unitaria la convince a patto che "non sia una riproposizione del vecchio arcobaleno, un semplice cartello elettorale dei gruppi dirigenti, ma persegua invece uno sbocco partitico". Un partito della sinistra unita di cui, secondo lei, ha bisogno anche il Pd "per non rimanere affossato nel centrismo e nel conservatorismo". Un partito che già immagina come "capace di sintetizzare le istanze di sinistra che provengono dalla società e le diverse culture politiche che la sinistra porta con sé". Con una semplice definizione: "che sappia far rivivere la tradizione del Pci, massimo esempio di sintesi dei molteplici modi di essere sinistra che esistevano e esistono nel paese".

Antonio Di Gilio

CASSA INTEGRAZIONE: UNO TSUNAMI +70% IN UN ANNO - I DATI

Esplode la cassa integrazione. A settembre quella ordinaria è cresciuta, in un anno, di oltre il 68 per cento, sfiorando il picco dell'80 per cento tra gli operai. Sono gli ultimi dati dell'Inps che non tengono ancora conto dello tsunami della crisi globale.
"È a rischio un milione di posti di lavoro", ha detto ieri in un'intervista a Bloomberg Giuliano Amato che nella prima parte del '93, durante la peggiore recessione dei passati quarant'anni, era alla guida del governo. Le ultime tabelle dell'Inps fotografano il progressivo peggioramento della situazione occupazionale.
E dicono che la crisi è già dentro i gangli dell'economia reale.
Fa impressione leggere che in un solo mese, tra agosto e settembre, la cassa integrazione ordinaria è aumenta in media del 53 per cento e che tra gli impiegati (il ceto medio per eccellenza) l'impennata è stata del 113,79 per cento.
Perché questa crisi non distingue i "colletti bianchi" da quelli blu; non separa il mondo del lavoro tra "garantiti" e no; tra giovani e vecchi.
È solo la tempistica ad essere diversa: i primi ad essere colpiti, ad esempio, sono coloro che hanno i contratti a tempo, a progetto, interinali. Insomma, i precari. E loro non figurano nelle tabelle dell'Inps perché non hanno la cig.
Sono invisibili. Nelle cronache quotidiane, però, emergono anche i precari: alla Magneti Marelli di Crevalcore non hanno rinnovato il contratto a 55 operai; in 117 rischiano alla Bonfigli e alla Micron di Avezzano sono rimasti a casa in 100. Questi, nei fatti, sono licenziamenti.
Secondo le stime della Fiom sono quasi 200 mila i precari nell'industria metalmeccanica. Circa 500 mila in tutta l'industria. E - secondo una stima dell'economista Pietro Garibaldi dell'Università di Torino - sono quattro milioni i lavori senza alcuna tutela. La stragrande maggioranza della precarietà si concentra nel pubblico impiego e nel settore dei servizi.
Già colpito dalla crisi, come alla Carrefour di Milazzo, che ha messo in cassa quasi quaranta persone. Ma l'epicentro della crisi resta l'industria.
Fiat, Ilva, Electrolux, Aprilia: sono solo alcune delle aziende che, solo negli ultimi giorni, hanno ridotto la produzione e utilizzato la cassa integrazione. Alla Skf (cuscinetti a sfera) erano sedici anni che non si ricorrevano alla cig. Alla Pininfarina c'è il rischio di chiusura di due, dei tre stabilimenti, con quasi 700 esuberi. Nel torinese, ormai, ci sono più azienda con la cig che quella senza.
Alla Bertone, l'altro marchio storico del design automobilistico, 1.200 lavoratori sono in cassa da cinque anni.
La cassa integrazione straordinaria cresce per ora meno di quella ordinaria, perché serve a gestire le ristrutturazioni e per le aziende più grandi (+ 5,32 per cento in un anno). Ma per ora, nell'emergenza, si copre la falla con la cassa integrazione ordinaria.
Presto, per chi potrà, ci sarà un travaso dall'una all'altra, mentre le prospettive sono nerissime con una domanda - secondo Prometeia - che scenderà del 2,9 per cento quest'anno e poi ancora nel 2009 (-1,2 per cento), per risalire (+ 1 per cento) solo nel 2010.
Questa è recessione. (La Repubblica)

Antonio Di Gilio