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Il benessere si misura in Pil?

Le ultime elezioni politiche hanno decretato la fine di una stagione democratica del nostro paese molto più profonda di quello che si pensi.I termini giornalistici quali "terza repubblica"o "tzunami"servono soltanto a dare pathos agli eventi ma nulla dicono sulla sostanza della situazione.
Per la prima volta il parlamento italiano non avrà più rappresentanti ideologici.Troppo spesso il termine ideologia e politico ideologizzato sono stati caricati di un'accezione negativa,visti come freni allo sviluppo e alla crescita di un paese sempre meno Stato e sempre più S.p.a.
Coloro che sono nel bene o nel male portatori di principi e sentimenti di sinistra,destra o centro sono stati spazzati via in favore del partito della calcolatrice.La politica e i politici sono stati rimpiazzati da manager incalliti il cui unico scopo è quello della fredda e cruda gestione del soggetto economico.Per loro i cittadini sono dei consumatori,gli operai e le famiglie sono operatori economici e il lavoro è un semplice mercato che deve seguire le leggi neo-classiche della flessibilità e mobilità.Il benessere sociale passa necessariamente attraverso la crescita di quell'indice chiamato PIL che tanto dice nella creazione di beni ma nulla sull'utilità.Sprecare merce crea crescita,donare un libro e quindi cultura NO.Forse l'elettorato italiano ha semplicemente preso coscienza della trasformazione strutturale della società nel mondo globalizzato.Le idee appartengono,come molti esponenti millantano,ai secoli scorsi.Ma se c'è una cosa che quella "inutile"cultura mi ha insegnato è che il valore aggiunto dell'uomo rispetto al resto degli esseri viventi sta nella sua capacità di elaborare prodotti che vanno al di là dell'attività concreta.Le idee di ugualianza.libertà,giustizia sociale,diventati meri spot elettorali,sono rivendicazioni che non hanno valore economico e per i quali non esiste mediazione.Concludo con alcune frasi del discorso di Bob Kennedy nel '68 che sintetizza il mio pensiero "Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL)."

Antonio Di Gilio

1 commento:

Anonimo ha detto...

il pil è una cosa che misura una produzione, un consumo, una spesa, non una crescita vera e propria, uno sviluppo, quindi non è indicatore di benessere.

su questi argomenti deve ripartire la sinistra del XXI secolo, invece di aggrapparsi a falcette e martelletti e alla lotta di classe.

sull aiuto ai piu' deboli, la solidarietà, la cultura, l'innovazione, l ambiebte e l ecologia, un economia riconvertita in favore del lavoro e dell ambiente, una cultura della pace, piu' diritti civili, e contatto con la gente, democrazia dentro il partito dal basso. basta questo e cambia tutto