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La riduzione delle ore non aiuta i lavoratori ma i padroni

Il ministro del lavoro Sacconi ha proposto la sua ricetta per far "sopravvivere" i lavoratori alla crisi che può essere riassunto con un vecchio motto di rifondazione che nel '98 ha fatto cadere un governo "lavorare meno, lavorare tutti".


Ovviamente Ferrero dall'alto della sua ignoranza in materia economica plaude alla soluzione che come nel '98 è fallimentare sotto tutti i punti di vista. Ma cerhiamo di capire perchè.
Certo l'idea del lavorare meno per lavorare tutti , fa sicuramente tanto comunista e idea di classe ma avrà come unico risultato di distruggerla la classe per fame.
Infatti  l'idea di base ben si concilia con un settore pubblico che così come è strutturato ( inefficiente e in alcuni casi limite semplici posti da amortizzatori sociali) può accogliere al suo interno quell'organico di precari che vedrebbero così salvaguardato il loro posto (per quanto?) al prezzo di tanti altri lavoratori che si vedrebbero decurtati circa 100-150 euro netti (parlo di impiegati al livello base).
Praticamente questi lavoratori perderebbero in un solo botto gli ultimi 2 rinnovi contrattuali (sempre netti). 

Ma passiamo al settore privato. Come ben sappiamo, l'incidenza maggiore del costo del lavoro è quello dei contributi previdenziali. Un'azienda che è in crisi ha sicuramente vantaggio a ridurre la produzione visti i tempi e lo farà sicuramente,ma non attraverso la riduzione delle ore del lavoro, ma semplicemente attraverso il licenziamento da una parte e facendo eventualmente fare (qualora servisse) gli straordinari ai restanti. Semplificando al massimo il ragionamento, se la produzione in questo momento necessita nell'azienda X di 2 lavoratori per macchina contro il vecchio rapporto di 3 lavoratori per macchina , l'azienda ha più vantaggio a pagare 2 lavoratori al vecchio sistema orario, piuttosto che 3 a un salario diminuito semplicemmente perchè il terzo non le serve. Con l'aggravante che se questa idea passa al vaglio del parlamento i licenziamenti ci saranno comunque e i lavoratori rimasti si ritroveranno semplicemente con un salario da fame perchè si vedrebbero decurtati tra i 100-150 euro in meno in busta paga.

Purtroppo la sinistra continua ancora con gli spot e invece di fare gli interessi dei lavoratori insegue idee strampalate che dietro a motti comunisti, nascondono vere truffe ai danni dei lavoratori ma non per mala fede ma per incapacità e ignoranza (e sinceramente non so cosa sia peggio). Una sinistra degna avrebbe fatto una battaglia per l'abbassamento della tassazione sul costo del lavoro (cuneo fiscale) a tutto vantaggio per i lavoratori. Una sinistra seria avrebbe dovuto fare una battaglia per l'aumento della no-tax area e per una diminuzione delle aliquote fiscali per i redditi più bassi. Ma questa sinistra "seria" non esiste ma ama tanto parlare di comunismo come di una religione e come tale ripiega in liturgie che le consentiranno la sopravvivenza come un mito ma sarà incapace di influire seriamente.

Antonio Di Gilio

3 commenti:

mario ha detto...

Intanto ferreo non dice solo questo, dice anche che bisogna introdurre degli elementi di redistribuzione del reddito che, in qualche modo, finanzi questa proposta (tassazione su rendite, patrimoniale etc.). Che non si limita solo all'aspetto economicista ma che guarda, con giusta preoccupazione, alla disgregazione sociale che si compie nel momento in cui milioni di persone vengono sottratte ad un luogo sociale come è il luogo di lavoro.
Ora, tu parli di cuneo fiscale per le aziende e ti sei dimenticato che questa bella proposta fu resa operativa dal governo Prodi con ilbel risultato di diminuire le tasse alle aziende ma di aumentarle a chi lavorava.
La riduzione di orario, a minor salario, aiuta i padroni se a questi nessuno chiede nulla in cambio.
Ma non è di questo che ha parlato ferrero.

Anonimo ha detto...

La legge sulle 35 ore non c'entra nulla, al limite si parla di contratti di solidarietà che è una cosa completamente diversa.

Anonimo ha detto...

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