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Cari Verdi sciogliamo le righe e continuamo con la SA

Gianpaolo Silvestri
da il manifesto del 22 Giugno 2008

Molta acqua è passata sotto i ponti da quando nel 1986 fu fondata la Federazione dei Verdi. Sono stati anni di impegno ed entusiasmo: sicuramente le battaglie politico culturali sotto lo storico simbolo antinucleare del Sole che Ride hanno modificato in positivo il nostro paese. Una lunga storia, ricca e travagliata ma che - lo dobbiamo assumere come dato reale - raramente ha superato la soglia minima per accreditarsi come forza efficace ed efficiente, con peso politico e credibilità nel panorama italiano, nonostante l'encomiabile militanza di migliaia di donne e uomini. Altro è il discorso sull'Europa. Non è questo il luogo per un'analisi del perché, degli errori, ingenuità, difficoltà oggettive, ingenerosità, incapacità e quant'altro: se proprio devo indicare tre fatti che hanno segnalato la crisi e la fine della fase propulsiva dei Verdi citerei la sconfitta nel doppio referendum caccia/pesticidi, la non uscita dal governo quando l'Italia del presidente D'Alema sganciava bombe sull'ex Iugoslavia, il disastro «monnezza» in Campania. Il risultato della Sinistra arcobaleno ha solo annegato nel disastro comune una residualità del soggetto politico Verde. Che fare quindi? I Verdi andranno a luglio a congresso per ridefinire identità, ruolo, organizzazione. Orbene io penso e propongo che come primo atto sia messo all'ordine del giorno se la Federazione dei Verdi debba continuare ad esistere o se, consensualmente, si debba dichiarare chiusa una fase e un'esperienza politica e organizzativa. Lo affermo con amarezza e tristezza anche perché sono tra i fondatori di questa esperienza ma ritengo che oggi serva un atto di onestà e di responsabilità. Contro un accanimento terapeutico senza senso propongo la presa d'atto che un capitolo di storia è finito; questo soggetto oggi non è più adeguato a rispondere alle sfide sempre più alte e difficili che il pensiero e la pratica ecologista pongono. Nulla di tragico: i partiti sono strumenti, quel che conta è il fine e in quello nessuna abiura, anzi, la realtà ci parla quotidianamente della sua necessità.Dobbiamo approntare con dignità e serenità il nostro «testamento biologico» sapendo che abbiamo fatto le domande giuste, sollevato problemi reali, colto molti nodi della modernità, creato cultura e senso comune, innovato l'immaginario collettivo e le priorità dell'agenda politica, fatto una rivoluzione (non sempre «onesta e gentile» come recitava un nostro slogan) ma non sempre e ovunque siamo stati all'altezza nelle proposte e nell'azione. Potremmo quindi, nel chiudere con orgoglio questo nostro più che ventennale cammino, congelare i simboli della Federazione dei Verdi e renderli indisponibili per scadenze elettorali; nominare un comitato liquidatore che in pochi anni chiuda il tutto e devolva il rimanente a una nuova fondazione che sia strumento di elaborazione, scienza e innovazione nel campo dell'ambiente, della pace e disarmo, dei diritti, della riconversione ecologica dell'economia, del lavoro e degli stili di vita, della dignità e fratellanza di tutti gli abitanti del pianeta.Molti sono gli aspetti positivi di questa proposta ma quello che più mi preme (oltre ad evitare una lenta morte tra i veleni e il nulla) è che ciò permetterebbe di cercare altre strade, respirare aria nuova, non inquinata dalle ormai insuperabili incrostazioni politico personali e di pseudo potere che ci mortificano (non solo nel nazionale ma anche nel mitico «territorio»). Nulla impedirà a chi vuole i verdi-verdi di fondare un nuovo soggetto politico autonomo; chi invece pensa che l'unico approdo possibile sia il Pd potrà portare in quel partito le proprie opzioni senza remore e senza attendere oltre; chi - come il sottoscritto - crede invece che l'unica strada percorribile sia ancora quella dell'Arcobaleno e che sia una pia illusione per tutti i partiti pensare di poter fare come nulla fosse e ritornare alle proprie diroccate case, parteciperà alla costruzione di questo nuovo soggetto politico. Il punto è che con lo scioglimento consensuale queste tre opzioni (tutte legittime tranne per i non pochi che dicono verdi-verdi pensando al Pd) potranno essere praticate da ognuno con la propria storia, eguale tra eguali.In realtà è un chiudere un glorioso ciclo perché il nuovo - se c'è - possa nascere. Chiedo pertanto ai Verdi se nel prossimo congresso, come primo punto all'ordine del giorno, sia possibile discutere e votare questa proposta. Non oso proporlo anche al resto della Sinistra arcobaleno per rispetto delle rispettive autonomie ma forse...

1 commento:

Anonimo ha detto...

è una mozione congressuale?
quale?