Berlinguer nacque in Sardegna da Mario Berlinguer (avvocato) e Maria Loriga. La famiglia, appartenente alla piccola nobiltà rurale sassarese, gli permise di crescere in un ambiente culturalmente assai evoluto (il nonno, suo omonimo, era il fondatore del giornale "La Nuova Sardegna", e fu amico di Garibaldi e di Mazzini) e di profittare di relazioni familiari e politiche che influenzarono notevolmente la sua ideologia e la carriera politica successiva. Era cugino di Francesco Cossiga - che fu presidente della Repubblica - ed entrambi erano parenti di Antonio Segni, anch'egli capo di stato.
Giovane anarchico, nel 1937 prese contatti con gli antifascisti sardi nella prospettiva, poi non verificatasi, di una ribellione su base regionale contro il fascismo.
Eletto per la prima volta deputato nel 1968, per il collegio elettorale di Roma, si fece portavoce della corrente progressista e popolare del partito. Nominato, nel corso del XII congresso, vice-segretario nazionale (durante la segreteria di Luigi Longo), guidò nel 1969 una delegazione del partito ai lavori della conferenza internazionale dei partiti comunisti che si tenne a Mosca; in tale occasione, trovandosi in disaccordo con la "linea" sovietica (fonte massima degli indirizzi dell'Internazionale comunista), a sorpresa rifiutò di sottoscrivere la relazione finale.
La presa di posizione, inattesa quanto "scandalosa", fu memorabile: tenne il discorso decisamente più critico in assoluto fra quelli che mai leader comunisti abbiano tenuto a Mosca ,rifiutando tassativamente la "scomunica" dei comunisti cinesi e rinfacciando a Leonid Breznev che l'invasione sovietica della Cecoslovacchia (che definì espressivamente la "tragedia di Praga") aveva solo evidenziato le radicali divergenze affioranti nel movimento comunista su temi fondamentali come la sovranità nazionale, la democrazia socialista e la libertà di cultura.
Nel 1970 Berlinguer proclamò un'altrettanto inattesa apertura verso il mondo dell'industria, rappresentativo peraltro sia di istanze politiche conservatrici che del "club dei capitalisti": dichiarando che il PCI guardava con favore ad un nuovo modello di sviluppo, inseriva il partito in un dibattito politico-economico fino ad allora considerato tabù per i comunisti.
Dopo una legislatura da parlamentare europeo (eletto nel 1979 per le liste del PCI), in vista delle successive elezioni del 1984 Berlinguer si recò a Padova il 7 giugno,sul palco di Piazza della Frutta, dove effettuò un appassionato comizio. Poco dopo aver pronunciato la frase: "Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda" venne colpito da un ictus. Evidentemente provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine, nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, urlasse "basta, Enrico!". Le persone che lo stavano ascoltando lo trasportarono in albergo dove, crollando, si addormentò sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Venne chiamato un medico che constatò la gravissima situazione. Venne trasportato all'ospedale Giustinianeo, ma i soccorsi furono vani: un comunicato datato 11 giugno del sovrintendente sanitario affermò che il politico sardo era venuto a mancare alle 12:45.
Il Presidente della Repubblica Pertini arrivò subito a Padova per recarsi da Berlinguer. Fece in tempo ad entrare in stanza per vederlo e baciarlo sulla fronte. Poche ore dopo il decesso, si impose per trasportare la salma sull'aereo presidenziale, citando la frase: Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta. Commovente fu il suo saluto al funerale dove si chinò con la testa sopra la bara, baciandola.
Milioni di persone parteciparono al suo funerale che, in numero di partecipanti, è stato il più imponente in tutta la storia d'Italia, secondo solo a quello di Giovanni Paolo II. Il corteo con la bara, accompagnato dalla musica dell'Adagio di Albinoni sfilò dalla sede del PCI, in via delle Botteghe Oscure, a piazza S. Giovanni, rendendo così palese l'ammirazione che una larga parte dell'opinione pubblica italiana aveva nei suoi confronti. Persino il segretario del MSI Giorgi0 Almirante si recò a rendere omaggio al feretro dell'avversario suscitando lo stupore della folla in coda per entrare nella camera ardente. A ricevere Almirante fu Giancarlo Pajetta al quale venne dato l'incarico di pronunciare l'orazione funebre di Berlinguer.
Il giorno delle elezioni europee, il 17 giugno 1984 il PCI, nonostante la scomparsa di Berlinguer, decise di lasciare il suo segretario capolista e chiese di votarlo in modo plebiscitario. Le elezioni, forse anche per gli eventi precedenti, decretarono la vittoria del PCI che, per la prima ed unica volta nella storia, sorpassò seppur di poco la DC, affermandosi come primo partito italiano (33,3% contro 33,0%). Precedentemente, con Berlinguer, il PCI nel 1976 ha toccato il massimo storico del 34,4%.
Per decisione della famiglia, Berlinguer è sepolto a Roma nel Cimitero di Prima Porta, nonostante il Partito avrebbe voluto che fosse tumulato al Cimitero del Verano nel Mausoleo dove riposavano i grandi dirigenti comunisti Togliatti, Giuseppe Di Vittorio, Luigi Longo e dove nel 1999 verrà sepolta Nilde Iotti.
Un video del giorno dei suoi funerali.
Antonio Di Gilio
Personaggio del mese:Enrico Berlinguer
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5 commenti:
Gli feci il servizio d'ordine insieme ad altri nel lontano 1975...a Milano. Un saluto da Salvatore.
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